lunedì 15 gennaio 2018

"Al Sud il M5S farà il boom" la notizia che sta facendo impazzire i partiti


(Fabio Martini per la Stampa) – Per ora nessuno ha il coraggio di parlarne in pubblico, ma i leader dei partiti «tradizionali» – da Berlusconi a Renzi fino a Salvini – in questi giorni si stanno scambiando un passaparola che somiglia a uno spettro: nel Mezzogiorno il Movimento Cinque Stelle potrebbe fare il «botto».


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Si tratta di qualcosa in più di una sensazione segnalata dai notabili di «territorio» più sensibili agli umori popolari. A parlar chiaro sono i sondaggi più analitici (e per questo più costosi per i committenti) che all’ unisono rilanciano lo stesso dato: in tutte le principali regioni e città del Sud il Movimento di Grillo per il momento è al primo posto.

Saldamente e nettamente.

Un fenomeno che, laddove venisse confermato, rappresenterebbe un dato politico rilevantissimo, con connotati persino storici, se si pensa che in 72 anni di Repubblica gli elettori meridionali hanno sempre premiato in prevalenza i partiti di governo (la Dc, Forza Italia, l’ Ulivo) e comunque mai un movimento dichiaratamente anti-sistema.

Certo, mancano ancora 48 giorni alle elezioni e qualcosa può ancora cambiare, ma i primi dati degli istituti più accreditati sono eloquenti.

Molto analitiche e con campionature importanti, come sempre, sono le ricerche che Alessandra Ghisleri realizza per conto di Forza Italia. Proprio perché «mirati» agli interessi del committente, questi sondaggi non sono diffusi immediatamente, ma chi li ha visti racconta di una striscia che parla chiaro: il Movimento Cinque Stelle viaggia tra il 34 e 36% in Sardegna, tra il 33 e il 35% in Sicilia, tra il 30 e il 32% in Puglia, tra il 29 e il 31% in Campania. Se ancora è prematura la traduzione in seggi, sia per i collegi sia per la parte proporzionale, un dato è già acquisito: i Cinque stelle sono il primo partito nelle grandi aree metropolitane del Sud, dunque a Napoli, Bari, Palermo e Reggio Calabria, oltreché nelle principali regioni.

Numeri molto importanti, che non stupiscono chi conosce la realtà sociale e l’ immaginario collettivo del Mezzogiorno. Spiega l’ irpino Marco Ciriello, uno degli scrittori meridionali più originali e anticonformisti dell’ ultima generazione: «Il meridionale Luigi Di Maio, un ex giovane che non ha finito l’ Università, che sbaglia i congiuntivi, che non ha un papà professionista, che non è riuscito mai ad avere un lavoro, provoca una sorta di identificazione in lui da parte di tantissimi giovani ed ex giovani meridionali che sono avvelenati verso tutto quello che è istituzione, che odiano tutti quelli che sono “realizzati” e che sono inquadrati.

Quelli che sono restati a casa sono giovani spesso mediocri, purtroppo senza una biografia e che si identificano in un leader senza biografia. E poi pesa molto nella simpatia verso i Cinque Stelle il tradizionale individualismo meridionale, un certo egoismo sul quale lo slogan “uno vale uno” finisce per colpire un nervo sensibile».

Ma nella propensione al voto a Cinque Stelle non c’ è soltanto la frustrazione dei giovani e l’ atavico familismo amorale. Racconta Clemente Mastella, sindaco di Benevento, dotato di un proverbiale fiuto per l’ aria che tira: «È vero al Sud sotto traccia ci sono le premesse per un boom grillino e a gonfiare l’ onda non ci sono soltanto i diseredati incavolati neri, ma c’ è anche una “sopraelevata” che scorre sopra il tetto dei Cinque Stelle: ho incontrato diversi accademici che mi hanno annunciato il voto per Grillo.

C’è una intellighenzia meridionale che, in parte per convinzione ma in larga parte per opportunismo si sta spostando verso quella parte». E lo storico Aldo Giannuli, barese, vicino ai Cinque Stelle, completa l’ analisi con un altro tassello: «Nel Mezzogiorno è meno sentito il tema fiscale, che invece al Nord farà vincere la destra.

Ma concorrerà al successo dei Cinque Stelle, oltre a tanti disoccupati e sottoccupati, anche l’ apporto di segmenti sociali e di protesta: quelli che hanno lavorato senza mai avere una pensione, i pensionati più poveri, ma anche città come Taranto, dove non è difficile immaginare un vero e proprio boom elettorale».

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