giovedì 7 settembre 2017

SEI DISOCCUPATO? LO E’ ANCHE TUO FIGLIO? ECCO LE ULTIME ASSUNZIONI E PROMOZIONI. TUTTE RIGOROSAMENTE “CENSURATE” DAI MEDIA. SAI CHI SONO? TUTTI FIGLI DELLA CASTA DEI PARASSITI


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1. NELL’ITALIA DEI FIGLI & FIGLIASTRI C’E’ UNA “PARENTOPOLI” CHE NON INDIGNA I GIORNALONI –

2. SE DE RITA PIAZZA IL FIGLIO ALLA GUIDA DEL CENSIS E UMBERTO VERONESI IL PRIMOGENITO ALLA PRESIDENZA DELLA SUA FONDAZIONE E’ SOLTANTO LA DIFESA DEL “BRAND” (DI FAMIGLIA) –


3. E NON C’E’ SCANDALO PER GLI “INDIGNATI SPECIALI” DE’ NOANTRI SE CHIARA MUTI, EX ATTRICE DI TEATRO NONCHE’ FIGLIA DELL’EX PRESIDENTE “A VITA” DELL’OPERA DI ROMA, IL MAESTRO ILLUSTRISSIMO RICCARDO, SIA CHIAMATA DAL PADRE PER LA REGIA DELLA “MANON LESCAUT” –

4. NON FA NEPPURE NOTIZIA CHE IL NEO “MONELLO” DEL QUIRINALE, GIULIO NAPOLITANO, FIGLIO VISPO E DILETTO DI RE GIORGIO, SCORRAZZI INDISTURBATO NELL’EX PALAZZO DEI PAPI ANCHE DURANTE IL VERTICE IN CUI BELLA NAPOLI E RENZI DECISERO DI FAR FUORI ENRICO LETTA –

DAGOREPORT

 “Chissenefrega!”.

Giuseppe De Rita non è soltanto il papà del Censis che ogni anno racconta e fotografa nitidamente lo stato di salute del Bel Paese. Un’eccellenza nel campo della ricerca sociologica. De Rita è anche padre di sei brillanti maschi e due femmine altrettanto capaci. Così, ai cronisti che gli chiedevano conto della nomina di suo figlio Giorgio a segretario generale del centro studi da lui fondato, la risposta è stata, appunto, un sonoro e liberatorio “chissenefrega!”.


Una nomina fatta in famiglia? Il rischio di un palese conflitto d’interessi? Macché. “Il Censis non è un ente pubblico e mio figlio, con un curriculum adeguato, è stato scelto dal consiglio direttivo”, ha risposto piccato De Rita che molti vedrebbero bene al Quirinale dopo l’uscita di Napolitano.

“Con questa scelta non diamo un messaggio bello alle persone competenti figlie d’ignoti”, è insorta la soave ministra Maria Elena Boschi. Forse ignara che a segretario di palazzo Chigi il “suo” premier Matteuccio Renzi ha piazzato l’ex capo dei vigili urbani di Firenze.

 E chissà, con quale “competenza” di pratiche dell’alta burocrazia romana con un trascorso, degnissimo tra l’altro, a infilare multe tra i tergicristalli dei concittadini-automobilisti.

Nell’Italia dei figli e dei figliastri a far scandalo non sembra essere, allora, quel “chissenefrega” (sacrosanto) del professor De Rita, ma la stampa codina e paludata che s’indigna soltanto se nella “parentopoli” finisce qualche parlamentare di mezza tacca o un povero medico di campagna.

Dopo aver messo in croce tutte le Caste possibili e immaginabili (ad eccezione di quelle dei Poteri marciti e dei giornalisti) i Gabibbo alle vongole del Corrierone, Stella&Rizzo, stavolta non battono ciglio. Del resto, i due moralisti non hanno alzato il sipracciglio nemmeno alla notizia che a succedere a Umberto Veronesi alla presidenza della “sua” Fondazione, sarà il bravo figlio oncologo Paolo.

Anche qui con la giustificazione che si tratta di un “brand” da conservare e difendere (in casa propria)

E nessuno dei giornaloni ha avuto niente da ridire se un’ex attrice di teatro, Chiara Muti, sia stata chiamata dal padre, all’epoca presidente “a vita” dell’Opera di Roma, a fare la regia operistica della prima di “Manon Lescaut” diretta, ovviamente, dal mitico Riccardo.

Tutto in famiglia anche al Quirinale di Re Giorgio II.

Già, c’erano una volta “i monelli” di casa Leone che scorrazzavano nell’ex palazzo dei papi dando così scandalo. Ma se ti chiami Giulio Napolitano e sei figlio di Bella Napoli nessuno ci fa più caso. Nel suo ultimo libro, “Italiani voltagabbana” (Mondadori), Bruno Vespa racconta che nel vertice decisivo al Quirinale tra il capo dello Stato e Matteo Renzi per far fuori da palazzo Chigi Enrico Letta, “alla fine del pranzo passò per un saluto il figlio del presidente”. Un salutino impellente come certi bisognini…

 Alla fin fine, per dirla con Ennio Flaiano, rispetto ai “moralisti di casa che rimproverano all’italiano medio di non essere un paradigma sociale o morale”, cominciano a piacerci sempre più le loro povere vittime.

2. TURBO FAMILISMO ALLA CORTE DEL CENSIS

Denise Pardo per “L’espresso“

Il salto di qualità c’è stato. E che salto. Da oggi il codice della raccomandazione familiar-assistenziale (da noi ha una storia da Giobbe) ha preso una nuova strada. L’iperbolico caso dei De Rita’s ha fatto largo alla chiamata diretta, la comoda sistemazione in house, laddove house è letterale.

 CUORE DI PAPÀ. Per quei pochi ancora ignari, è successo che alla Fondazione, pubblica e privata, Censis, dove da trent’anni domina Giuseppe De Rita, ora ultra ottantenne, sia stato nominato segretario generale proprio suo figlio Giorgio, ex amministratore di Nomisma e valente ingegnere aeronautico. Aeronautico? «Poco importa», ha detto il padre visto il titolo non proprio pertinente. Ma si sa, cuore di papà.

PANTOFOLE D’UFFICIO. L’indignata curiosità della stampa l’ha fatto ruggire: «Uno con un curriculum così dove lo trovavo?». Già, dove lo trovi se non nel tinello di casa? Vuoi mettere la comodità, le riunioni in pantofole intorno al desco familiare? «È il più bravo di tutti», ha detto ancora difendendo il cinquantenne cucciolo finora muto e di sicuro un fuoriclasse. In effetti, bisogna credergli. Non sarà mica un giudizio di parte.

 LA RUSSA CLASSICO. Fatto sta. Il tabù è infranto, chi ha prole ed è al comando può farla lavorare con sé, che si tratti di Ferrovie o di Acea il precedente c’è. Di questi tempi, diventa quasi commovente il livello basico della sistemazione filiale ben rappresentata, per esempio, dal caso di Geronimo La Russa. Il piccino di cotanto padre Ignazio è spalmato in varie attività: ora l’hanno ardentemente voluto nel consiglio direttivo dell’Aci di Milano

La Russa jr. è di sicuro un accademico in materia di soccorso stradale. Se per caso non lo fosse, si tratterebbe di una classica opportunità da potere familiare, quasi primordiale, “digiamolo”.

 PATENTE DA CASALEGGIO. Di livello più intrigante la situazione di Davide Casaleggio, discendente di Gianroberto, guru di Beppe Grillo e dei 5Stelle. Bene. Casaleggio junior è il delfino designato della florida azienda Casaleggio Associati. Ma da qualche tempo appare anche in Parlamento a indottrinare i deputati pentastellati, a diffondere qua e là il verbo grillino. Finora si poteva ereditare un’azienda. Adesso, ed è la novità, pure la patente di guru. La “guraggine” si può passare, se si nasce nella web-casta giusta.

 PRESIDENTE IGNARO. Ma il livello più ardito della classifica delle sistemazioni familiari – probabile che passi alla storia è quello raggiunto dai De Rita’s, svolta antropologica di turbo familismo che supera il caro vecchio scambio incrociato («io sistemo la tua creatura e tu sistemi la mia»). De Rita padre sostiene di non avere responsabilità nella nomina del figlio (che ha avuto pure le deleghe di direttore generale) e che si tratti di una scelta del consiglio direttivo. Dev’essersi affiliato anche lui alla setta degli «a sua insaputa».

KARMA DISPETTOSO. Il karma è dispettoso e così l’incoronazione di Junior si è accavallata all’uscita del Rapporto Censis, dove alla domanda «Cosa serve per avere successo?» quasi il 30 per cento ha risposto che bisogna conoscere le persone giuste. Ecco spiegato l’arcano. La nomina serviva a dare forza alla convinzione registrata dal Rapporto della fondazione di papà.

LESSICO FORBITO. Macché conflitto d’interessi, macché nomina inopportuna «È una cazzata», ha liquidato l’inventore  di termini colti come «sommerso», «localismo», «macchia di leopardo», che hanno fatto epoca. Neanche un filo d’imbarazzo, nemmeno un vago rossore. Va capito però. De Rita ha otto figli. Qualcuno va pure sistemato.

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